Vuelta a España 2024, Eddie Dunbar incredulo: “Dopo tutti gli infortuni pensavo fosse finita per me nel ciclismo…”
Primo trionfo in un GT per Eddie Dunbar alla Vuelta a España 2024. Il 27enne irlandese coglie il più bel successo della sua carriera cogliendo l’attimo al termine di una lunga fuga, in un finale molto incerto che lo ha visto partire a razzo per anticipare uno sprint che per gli avversari è diventata lotta alla seconda posizione. Partito all’attacco assieme al compagno Filippo Zana, il portacolori del Team Jayco – AlUla è rimasto coperto nel finale grazie all’azione offensiva dell’ex campione italiano, potendo così gestirsi nel ripido ultimo GPM di giornata per andare a conquistare una vittoria carica di emozioni e significato.
“È strano come vanno le cose a volte – dichiara commosso dopo l’arrivo – Ho avuto un pessimo inizio di gara e ho perso molto tempo. Sono venuto qui per curare la classifica generale, ma ho capito subito che non avevo le gambe per farlo. La mia preparazione era tuttavia davvero buona, quindi si trattava di rifocalizzarmi e la vittoria di tappa è diventata un’opportunità che non mi aspettavo”.
Ha saputo tuttavia cogliere l’opportunità nel migliore dei modi: “Era da un po’ che non mi trovavo in uno scenario del genere, se devo essere sincero. Ho provato a sfruttare la mia esperienza. Stavo soffrendo un po’ per quella salita ripida, poi mi sono accorto che era uguale per tutti. C’era Zana davanti, quindi sono potuto restare al coperto. Ho giocato le mie carte e ho rischiato. So che in un arrivo come questo, dopo una gara dura, posso sprintare, ma sapevo di dover partire lungo. 600 metri all’arrivo sono un po’ troppi per uno sprint! Ma era quello che dovevo fare… Incredibile!”
Dopo tante difficoltà, il classe 1996 ammette si rilancia così, dopo un anno molto complicato, con numerose cadute e infortuni che ad un certo punto lo avevano anche fatto dubitare di poter tornare al livello che ancora ambisce a raggiungere: “È incredibile. Dalla Vuelta dell’anno scorso, credo di aver avuto sette o otto cadute. E naturalmente questo ha un peso fisico, ma anche mentale. Ho pensato più volte che, a causa delle cadute e degli infortuni che ho avuto, per me fosse finita nel cicliso… Quest’anno, dopo il Giro, quando mi sono infortunato al collo, ho pensato che potesse essere il momento di appendere la bici al chiodo. Ma ho un sostegno incredibile intorno a me. La mia ragazza mi è sempre vicina e ho un gruppo incredibile di amici e familiari. Anche loro mi sostengono tantissimo. È stato un lungo viaggio, ma ripagare tutti loro oggi significa molto”.
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